In questo articolo parliamo della fascite plantare, un problema non grave, ma subdolo ed insidioso! Perché subdolo? Perché spesso nasce in sordina, ma con il passare del tempo diventa sempre più fastidioso, fino ad arrivare anche, in alcuni casi, ad impedire la normale deambulazione. Per un un atleta può significare l’interruzione degli allenamenti e delle gare! Fra tutti gli infortuni del piede, questa è la problematica più diffusa.
Dal punto di vista anatomico la fascia plantare è una una spessa aponeuresi situata sotto il piede, che va dal calcagno alle teste metatarsali, la sua funzione principale è quella di favorire la corretta volta plantare.
Il sintomo più comune è il dolore al calcagno quando, al mattino, scendendo dal letto si appoggia il piede a terra o, dopo essere stati seduti a lungo, ci si alza; spesso il dolore si riduce dopo qualche passo. Tale situazione si può verificare anche nella corsa, il dolore è presente all’inizio e diminuisce quando i tessuti, con il movimento, si scaldano. Nei casi più gravi il dolore può disturbare anche a riposo ed estendersi anche in altre regioni del piede.
Le cause dell’infiammazione della fascia plantare possono essere sia sollecitazioni anomale che fattori predisponenti:
- Incremento rapido di intensità e frequenza di allenamento
- Scarpe non adatte o troppo usurate, scarpe antinfortunistiche non idonee, scarpe da corsa troppo morbide.
- Scarpe con poco dislivello tra avampiede e retropiede
- Lavori protratti per lungo tempo
- Arco plantare troppo alto
- Piede iperpronato
- Dismetrie di arto (gamba più corta)
- Limitata dorsiflessione del piede
- Limitato dorsiflessione dell’alluce
In alcuni casi, nelle radiografie si nota uno sperone calcaneare, ovvero un accrescimento osseo, anche detto “spina calcaneare”, che si forma in risposta alle troppe sollecitazioni della fascia sull’ inserzione del calcagno. Nella mia esperienza, ho notato pazienti con importanti speroni, ma senza dolenzia, ed altri con forti dolori ma senza speroni. Tuttavia solo nel 3% delle fasciti è compresente uno sperone calcaneare mentre nel 15 % dei pazienti asintomatici si riscontra l’accrescimento osseo. Si suppone che il dolore sia comunque il tessuto molle infiammato e non la calcificazione.
Purtroppo, a differenza di problemi alla mano o alla spalla dove, quando si avverte dolore, si riduce il movimento o si immobilizza la zona per un po’ di tempo con un tutore, il piede è sempre soggetto a sollecitazioni dovute al peso del nostro corpo durante la camminata o semplicemente stando in piedi.
Ecco le tappe o fasi da seguire:
1. autotrattamento
2. trattamento fisioterapico
3. onde d’urto (su suggerimento medico)
4. trattamenti medici (infiltrazioni) ed in ultima analisi, quando le precedenti tappe non hanno portato al risultato sperato, l’intervento chirurgico.
In questo articolo tratteremo i primi due punti che sono di mia competenza come fisioterapista
AUTOTRATTAMENTO
- Utilizzare scarpe con un discreto dislivello tra avampiede e retropiede, detto anche DROP. DROP molto piccoli creano più sollecitazioni.
- Trai podisti è sempre più frequente passare da una scarpa di tipo protettivo ad una minimale, ma è fondamentale fare un passaggio molto graduale.
- Evitare, nella fase dolorosa, di camminare scalzi, perché la fascia è più sollecitata.
- Diminuire le sollecitazioni, evitare di stare troppo tempo in piedi o camminare per lunghi tratti, evitare le scale quando si può prendere l’ascensore. Se parliamo di atleti, sospendere momentaneamente l’attività fisica.
- Se dolore è molto forte, utilizzare una o due stampelle.
- Applicazioni locali di ghiaccio nella fase acuta.
- Recuperare una pallina da tennis o un mattarello, e alla sera far rotolare l’oggetto nella zona dell’inserzione della fascia. Per 5 minuti, far riposare 5 minuti, e ripetere altri 5 minuti di esercizio
- Se si riesce, con i due pollici delle mani, eseguire una massaggio profondo, anche se doloroso, per 10 minuti, ogni sera.
- Allungamento della muscolatura posteriore della gamba (tricipite surale), 40 secondi, un po’ di riposo, ripetere per 3-4 volte.
- Eventuali talloniere di materiale siliconico, da inserire nella scarpa, che alzano di poco il tallone con funzione di scarico della fascia.
- Applicare FANS per uso topico, chiedendo quale farmaco utilizzare al proprio medico o al farmacista di fiducia.
- Per gli atleti, in particolare i podisti, valutare se la scarpa sia idonea, spesso è la scarpa a creare il problema. Scarpa antipronazione quando non necessaria, scarpa minimale quando non necessaria.
TRATTAMENTO FISIOTERAPICO
Quando l’autotrattamento non ha portato a risultati sperati, rivolgersi al proprio medico, o ad uno specialista medico, che valuterà se suggerire l’eventuale trattamento fisioterapico, consigliando un fisioterapista con esperienza, che mediante tecniche manuali, stretching, ed eventuale terapia fisica approccerà il problema secondo l’individualità del problema e del paziente.
Se queste prime due tappe non hanno ancora portato alla risoluzione del problema, sarà quindi il medico a decidere quale strategie consigliare o attuare.
Mi sento di rassicurare i lettori che, nonostante la fascite plantare possa essere un problema invalidante e subdolo e, in alcuni casi, lungo da risolvere, non bisogna darsi per vinti, seguendo le tappe suggerite, quasi tutti arriveranno alla risoluzione del problema. Un caro saluto a tutti voi, vi aspetto al prossimo articolo !
Bibliografia:
Traumatologia dello sport, L.Peterson-P.Renstron, UTET edizioni.
L’esercizio fisico come terapia negli infortuni muscolo-scheletrci, Vol 2, Calzetti e Mariucci.
Biomeccanca dello sport, A. Blazevich, Calzetti e Mariucci.
Fabio Pungitore – Fisioterapista – fabio.pungitore@alice.it